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San Martino, corna e vino

Ultima modifica 28 marzo 2022

 di Mauro Gioielli - www.maurogioielli.net

Articolo pubblicato sul settimanale «EXTRA», anno IV, n. 40, sabato 8 novembre 1997

Esattamente sedici secoli fa, l’8 novembre 397, moriva San Martino, vescovo di Tours, la cui ricorrenza è fissata all’11 del mese, data in cui si svolsero i suoi funerali. Questo santo, nato in Pannonia, era figlio d’un soldato che gli impose il nome di Martino, cioè «piccolo Marte», in onore del dio della guerra. Sulle orme del padre, intraprese la carriera militare e divenne circitor.

Si narra che un giorno d’inverno, mentre era di ronda a cavallo, Martino incontrò un uomo seminudo. Allora tagliò con la spada metà del proprio mantello e glielo diede per farlo riparare dal freddo. Durante la notte, al santo apparve in sogno Cristo che indossava quel mantello e che gli sorrideva. Avvenne così l’adesione di Martino al cristianesimo. Lasciate le armi, egli condusse vita monacale ed ebbe molti discepoli. La sua santità divenne nota in numerose contrade di Francia e un giorno, con uno stratagemma, fu rapito dagli abitanti di Tours che, perso il loro vecchio vescovo, volevano a tutti i costi che il nuovo fosse Martino. Acclamato dal popolo, accettò la carica che ricoprì per il resto della vita.

Varie tradizioni si legano a questo santo. Una meteorologica: la cosiddetta estate di S. Martino, cioè quei giorni prossimi alla festa in cui la temperatura è più alta di quella autunnale a causa di «histrane movenzje hastrali». Una enologica: San Martino ogni mosto diventa vino, proverbio che spiega come in questo periodo, dopo la raccolta e la spremitura delle uve, nasca il novello nettare di Bacco. Una agiografica: Sand Martine, le corna ’nzine, detto che ricorda come questo santo sia il protettore dei mariti infelici, e ciò – secondo la leggenda – a causa d’una sua sorella a cui piacevano non poco i giovanotti e che Martino, per controllare a vista, voleva sempre con sé anche durante le predicazioni, tanto da trasportarla sulle spalle se ella si stancava di camminare. Ma una volta la sorella chiese al santo di appartarsi dietro ad una siepe per “sbrigare un bisognino”. Dietro la siepe c’era un bel giovane a cui la donna aveva dato appuntamento. E consumarono l’incontro. Dopo qualche tempo Martino, con la sorella sulle spalle, cominciò a sentire un peso sempre più gravoso perché quella ingrassava. Infine s’accorse che stava per diventare zio. Per questo motivo il santo simboleggia chi è costretto a sopportare i tradimenti.

In vari paesi, fino a qualche decennio fa, era usanza improvvisare una curiosa processione dei cornuti e portare in giro due fantocci di paglia che rappresentavano Martino e sua sorella e che venivano poi bruciati. Un’altra consuetudine era quella di denunciare pubblicamente le infedeltà coniugali: la sera del 10 novembre, alcuni giovani, da luoghi nascosti e mantenendo l’anonimato, urlavano per i vicoli gli adulteri di cui erano a conoscenza. L’usanza risultava un modo per salvaguardare la morale della comunità, poiché funzionava da forte deterrente. Rammentava alle donne che, se i mariti non s’accorgevano di nulla, la pubblica opinione invece vegliava. E la regola prevedeva d’astenersi rigorosamente dall’infamare senza ragione.

 

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